giovedì 15 ottobre 2015

La Dipendenza Affettiva: quando rivolgersi ad uno psicoterapeuta.



L'Amore, sentimento fonte di gioia e di vita, ci può far stare male. Quando una persona che amiamo ci abbandona, soffriamo enormemente, sentiamo come se ci venisse strappato via il cuore, non sentiamo più il piacere per le cose della vita e, a volte, neanche più il dolore. Nulla ci da gioia e nulla ci da tristezza. Abbiamo la bocca troppo amara per sentirne i sapori. E' come un lutto: serve tempo attraverso il quale il dolore si possa trasformare. In molte situazioni, tuttavia, questa sofferenza stagna e si rimane bloccati per anni a vecchie storie d'amore, si rimane depressi, senza energia. Cosa ci succede? Entriamo in un labirinto buio: una parte di noi è lì che vuole restare, perchè attraverso la sofferenza stiamo ancora con la persona che sentiamo di amare: sentendo quanto ci manca, siamo con lei. Questo amore è una droga: ci fa male, ma ci piace e lo vogliamo. Un'altra parte di noi desidera uscire dal labirinto, ma ha paura. E' il terrore di ciò che trova fuori il labirinto: rimanere soli con la propria fragilità ed il proprio vuoto esistenziale. Alcuni miei pazienti, che soffrono di mal d'amore, mi chiedono di aiutarli a liberarsi da questa dipendenza eccessiva, ma, allo stesso tempo, ciò che vogliono veramente è stare, attraverso la terapia, con la persona che sentono di amare. Essi riempiono il vuoto attraverso il ricordo, alimentando la mancanza, l'idealizzazione e l'attenzione all'Altro e non a Sé. La domanda ricorrente che mi è posta è: Cosa devo fare?, insieme ad affermazioni: Voglio morire, senza di lui (o di lei) non posso vivere. Ritengo che in questi momenti di grossa sofferenza sia importante donare un po' di attenzione a se stessi e porci la domanda: Cosa veramente sta succedendo nella nostra mente, nel nostro corpo? Qual è il processo che ci ha condotto a quest'amore e a questa sofferenza? Si desidera la persona amata e soprattutto essere da questa desiderata perché è solo in questo modo che ci si sente valorizzati e confermati. E' il solo modo che si conosce per sentirsi bene con se stessi. E' fondamentale riflettere sul significato che l'innamoramento ha avuto, qual è stata la sua funzione. Per chi soffre di dipendenza affettiva (di mal d'amore), l'innamoramento rappresenta l'evitamento (una fuga) di quelle esperienze spiacevoli di inutilità, di depressione e di rabbia impotente sperimentate nelle prime fasi della vita. E' il sostegno di un vuoto ed esprime, quindi, l'intenzionalità di superare quel vuoto non attraverso se stessi ma attraverso un sostegno esterno: l'amato. Infatti il senso di vuoto sembra scomparire quando ci si innamora ed ancora il senso di vuoto ricompare quando l'innamoramento volge al termine. Tale vuoto risale al primo amore: al rapporto con le figure genitoriali. Se le figure genitoriali non sono sufficientemente calde e confermanti, il bambino trasforma i vissuti dolorosi in pensieri distruttivi per sé e le relazioni che andrà a costruire . Per paura di soffrire, man mano che cresce eviterà situazioni intime per non sentirsi ferito e deluso. L'innamoramento rappresenta, in questo caso, la ridecisione di amare che si poggia su un inganno: adesso riuscirò finalmente ad ottenere l'amore che non ho mai ottenuto. E l'illusione di ricominciare daccapo e di sperare in un finale diverso. L'innamoramento ci dà l'illusione di superare un vuoto, ma siamo soltanto noi che possiamo riempirlo attraverso l'elaborazione interiore (e non un sostegno esteriore). Quando una persona si innamora si dice che è cambiata, ma quando questo innamoramento finisce riaffiora la sua vecchia personalità. Il cambiamento reale è crescita che si sviluppa attraverso una reale comprensione e consapevolezza di se stessi e non dipende da un'altra persona. Una persona è cambiata quando è più forte e più autonoma. L'amore pieno e gioioso parte da se stessi. Se non sentiamo di avere sufficiente amore di noi stessi, abbiamo una bassa autostima. Cosa dobbiamo fare? Iniziare a donare attenzione a noi stessi, riflettendo sui propri meccanismi. Scegliamo di darci credito provando ad ascoltarci. E se da soli non riusciamo a fare ciò, compiamo una scelta di umiltà e di generosità verso noi stessi: siamo umili, chiediamo aiuto ad uno psicoterapeuta. Attraverso la psicoterapia, entriamo in contatto con il dolore, con il nostro vuoto esistenziale vivendo fino in fondo il bruciore di sentirsi esclusi e rifiutati. Senza questo processo ogni cambiamento sarà illusorio e rischiamo che stiamo meglio soltanto quando ci innamoriamo di un'altra persona, quando siamo totalmente dipendenti da un'altra persona e la storia si ripete. Il vuoto rimane perché è evitato e non riempito.

Flavia Morfini